giovedì 26 marzo 2015

Grande partecipazione all'incontro "La presenza delle mafie sul nostro territorio"

“Se oggi in provincia di Frosinone la mafia ha messo radici forti e profonde è colpa di una società che per almeno un quarantennio ha chiuso gli occhi, nascondendo la testa sotto la sabbia, come gli struzzi. A noi che abbiamo avuto il coraggio delle prime denunce ci hanno etichettati come visionari, allarmisti. Eppure già alla metà degli anni 70 a Fiuggi soggiornava un certo Cutolo”. Marco Galli, sindaco di Ceprano, è stato insieme ad Arturo Gnesi, sindaco di Pastena, il mattatore della chiacchierata sulla mafia organizzata a Frosinone dall’associazione cittadina Laboratorio Scalo in collaborazione con L’Impegno. “I mafiosi già da un pezzo non sono più i picciotti con la coppola e la lupara. La mafia – ha aggiunto Gnesi – è penetrata nel tessuto economico, nelle istituzioni, nella società, nelle amministrazioni locali, ma lo Stato non ci dà le leggi per combatterla. Se corri a cento all’ora in un centro abitato la polizia ti ferma, ti identifica, insomma può prendere provvedimenti. Un sindaco invece non ha gli strumenti per capire se un suo collaboratore è colluso con la criminalità e prende mazzette sottobanco”. Ma la parola chiave del dibattito sulle mafie è stata la trasparenza. “Solo con la trasparenza possiamo frenare la delinquenza” ha detto Rolando Manfredini, dirigente nazionale della Coldiretti, responsabile del settore sicurezza alimentare, che ha sciorinato numeri impressionanti sul volume d’affari delle agromafie – organizzazioni criminali specializzate nella falsificazione e contraffazione dei nostri più conosciuti prodotti agroalimentari. “Le agromafie sviluppano affari illeciti per un valore stimato da Coldiretti in 60 miliardi di euro. Ciò significa – ha spiegato Manfredini – che le false mozzarelle, i vini, i salumi, i formaggi contraffatti perché confezionati con ingredienti scadenti e che nessuno sa da dove arrivano rendono addirittura il doppio dell’originale Made in Italy, che totalizza un fatturato di 34 miliardi di euro. Se pensate che oggi una mozzarella su due vendute in Italia non è fatta con latte italiano capite l’immensità del problema che oltre ad intaccare l’economia legale mette a rischio anche la salute dei consumatori. Ecco perché Coldiretti si ostina a chiedere all’Italia e all’Europa la legge per l’indicazione obbligatoria della trasparenza sull’origine delle materie prime utilizzate per confezionare i prodotti che finiscono sulle nostre tavole”. “Anche negli atti amministrativi la trasparenza – ha aggiunto Galli – è il vero rimedio contro il clientelismo, l’illegalità e il malaffare”. Non meno forte è stata la denuncia di Walter Bianchi, referente di Libera, nel ricordare che “in Ciociaria, come ad Arce e Sant’Elia Fiumerapido, ci sono strutture confiscate alla malavita organizzata che inspiegabilmente non vengono messe a disposizione delle comunità locali per favorire la nascita di nuove economie e di nuovi posti di lavoro”. Antonio Mattia, fondatore dell’associazione antiusura Cofile, ha invece puntato il dito contro lo “scandalo delle aste immobiliari, dove succede che una casa del valore di 200mila euro venga svenduta a 26mila”. Il teatro Arci, che ha ospitato l’iniziativa, era pieno. A seguire il dibattito c’erano oltre un centinaio di cittadini, tra cui molti giovani. “Il tema della conversazione era impegnativo – ha commentato Anselmo Pizzutelli, presidente di Laboratorio Scalo – eppure la risposta della città è stata forte. Vuol dire che la mafia viene avvertita come un pericolo reale anche qui da noi, ma vuol dire anche che fortunatamente le coscienze sono formate e pronte a reagire”.  “Contro le mafie si vince con il gioco di squadra. Noi cittadini – ha detto Aldo Mattia, presidente de L’Impegno – abbiamo il dovere morale e civico di vigilare contro le illegalità e di combattere questa battaglia al fianco delle istituzioni. L’osservatorio contro le agromafie istituito dalla Coldiretti nazionale, e presieduto dal già procuratore nazionale antimafia Giancarlo Caselli, ci dice che i risultati migliori arrivano lì dove è più forte la coesione sociale”.                                                                                       L.F.
 
 








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