martedì 19 febbraio 2013

Laboratorio Scalo incontra Rosy Canale


Un momento dell'intervista
Momento memorabile quello vissuto ieri sera a Frosinone presso il Cinema Arci, dove il Comitato Civico Laboratorio Scalo ha organizzato un incontro con Rosy Canale, l’imprenditrice calabrese che si è ribellata alle regole della ‘ndrangheta.

Dopo il saluto del Presidente del Comitato Anselmo Pizzutelli, alla presenza del Comandante della locale stazione dei Carabinieri M.llo Marino, accompagnato dal suo vice M.llo Passaretti, e di seguito alla proiezione di un breve filmato elaborato dal Comitato, Rosy Canale, introdotta dal giornalista Roberto Monforte, ha raccontato la sua storia, con molta semplicità ma con innegabile fermezza.

Titolare di un locale di ristorazione e intrattenimento a Reggio di Calabria, si era resa conto che il suo esercizio era diventato luogo di un organizzato smercio di droga. Fronteggiato l’uomo da lei individuato quale gestore dello spaccio, persona peraltro conosciuta dalla stessa, era seguito un anno di gesti intimidatori a suo danno, dalla gallina sgozzata sull’uscio della porta all’auto trovata parcheggiata in luogo diverso da quello dove era stata lasciata e altri di ogni genere. Atti intimidatori di cui la stessa aveva nel tempo tenuto un dettagliato diario, soprattutto in concomitanza del fatto di non essere creduta dalle Autorità che invece avrebbero dovuto tutelare la sua sicurezza.

Dopo aver tenuto testa al figlio di un boss del mandamento di Reggio, il più potente fra le aree di spartizione della ’ndrangheta, era arrivata la ritorsione: l’agguato con un pestaggio che l’aveva ridotta quasi in fin di vita.

Rosy ha dichiarato: "E' stato il mio punto zero, da cui tutto si ricrea". Da lì la scelta che poi è diventata “la ragione di vita con la quale e per la quale mi alzo la mattina”. Ha deciso di trasferirsi a San Luca, “l’ombelico della ‘ndrangheta”, ha deciso di “scendere all’inferno”. Ha incominciato lì la sua opera, incontrando una ventina di donne. In quell’occasione è riuscita a riparlare per la prima volta dell’aggressione subita, creando un momento di “dolore condiviso” con donne alle quali avevano ucciso un figlio o un marito o un fratello. Al secondo incontro le donne erano 364!

E’ così che nasce il movimento delle Donne di San Luca. Come ha sottolineato la Canale “non è un movimento anti-mafia; la mafia è fatta di persone e io voglio agire per sostenere le persone. A San Luca non ci sono opportunità, alternative. L’associazione di San Luca è nata per essere una “alternativa”. E il gesto “controcorrente” di Teresa Strangio, madre e sorella di due dei morti della strage di Duisburg, di perdonare gli assassini e di non chiedere vendetta, come vuole il codice malavitoso, è stato il segnale dell’inizio della “primavera di San Luca”.

E’ stata creata una ludoteca per offrire una alternativa di valori e di cultura ai bambini del paese, realizzata in una villa confiscata alle associazioni malavitose. Attività che però si è arenata a causa della mancanza di fondi, “promessi da autorità e personalità di spicco nazionale che di ciò si sono fatti vanto a livello mediatico; fondi che però non sono mai realmente arrivati”.

Rosy tenta di finanziare i suoi scopi con iniziative di natura artigianale, come la realizzazione di preziosi ricami locali o la produzione di saponi completamente vegetali, che però si scontrano con la difficoltà di inserimento in un circuito costante di mercato.

Peraltro Rosy è costretta a espatriare oltre oceano a causa delle ormai esplicite minacce di morte a lei rivolte, soprattutto dopo la pubblicazione del suo libro “La mia ‘ndrangheta”.

A New York allestisce una mostra fotografica con i volti delle donne di San Luca, donne che vogliono ridare una dignità a un paese ormai connotato solo come “paese di ‘ndrangheta” ma dove invece vi sono anche famiglie che - se avessero altre prospettive e opportunità – vorrebbero vivere una vita diversa.

Questa donna, minuta e pacata, ha tenuto inchiodata alle poltrone una numerosa platea per quasi due ore, rispondendo anche a diverse domande. Da Valerio Comerci, responsabile del GAS Gruppo Acquisto Solidale di Frosinone, è arrivata la proposta di inserire nel circuito di acquisti del Gruppo anche i prodotti del Movimento Donne di San Luca.

Una serata davvero interessante, che ha permesso ai presenti di conoscere una persona che, malgrado la sua scelta coraggiosa, si reputa “una cittadina normale che ha fatto una scelta normale”. Perché Rosy Canale reputa che la ‘normalità’ dovrebbe essere quella contraddistinta dalla legalità e dalla libertà di essere padroni della propria vita.

Rosy Canale con alcuni componenti del comitato
Il suo è stato un umile racconto di vita, vita in cui i momenti di dolore e amarezza sono stati sempre addolciti da una grande fede cristiana. Una fede che l’ha portata a vedere il mondo della malavita non come un compartimento stagno, standardizzato, ma come un mondo di persone, alcune delle quali ‘costrette’ ad adeguarsi a certi metodi dal contesto socio-familiare o da regole ancestrali. Ecco perché ha concluso l’incontro con l’invito ad agire tutti per far riconquistare alle coscienze la “dimensione del giusto”, soprattutto in un Paese dove sono spesso le Istituzioni ad essere ‘latitanti’. E la dimensione del giusto si può conquistare solo con la cultura, vera chiave di volta …. e di svolta.

E il Comitato Laboratorio Scalo non può che concordare.

Solo la conoscenza dà consapevolezza.



sabato 16 febbraio 2013

Ennesima ordinanza a favore del comitato


Dopo numerose segnalazioni, finalmente l'ordinanza che permetterà minori rischi in uno dei punti critici dello Scalo, vale a dire l'incrocio di via America Latina e via G.Jacobucci che ora dispone di un segnale di Stop.

Il testo dell'ordinanza

martedì 12 febbraio 2013

Rosy Canale incontra il Comitato Civico “Laboratorio Scalo”

"Il nostro compito è far fiorire nelle coscienze una tale cultura diffusa di speranza, da far nascere nella gente la voglia di essere un piccolo alberello con le radici diffuse nel terreno dove, intrecciando le radici di ognuno, otteniamo un circuito positivo". Con questo pensiero, ripreso da Mons. Giancarlo Bregantini, Vescovo emerito della Locride, il Comitato Civico "Laboratorio Scalo" di Frosinone presenta un grande appuntamento dall’indiscussa valenza socio culturale, un incontro – testimonianza con Rosy Canale, che si terrà oggi martedì 12 febbraio 2013 alle ore 21 presso il Cinema ARCI in Via Pier Luigi da Palestrina, a Frosinone. Rosy sarà poi presente il giorno successivo al Liceo Scientifico “F. Severi” per raccontare la sua storia agli studenti del biennio. Incontro cercato e voluto fortemente dalle insegnanti Caduto, Trento, Pizzutelli, De Mattia e Perrella nell’ambito del Progetto “Testimoni di Legalità”. Nata e cresciuta a Reggio Calabria, mamma, imprenditrice, scrittrice, fondatrice e presidente del Movimento Donne San Luca e della Locride (www.donnesanluca.org). Nel 2004 viene ridotta in fin di vita per non essersi piegata ai clan di Reggio Calabria, che volevano fare del suo locale il quartier generale dello spaccio di cocaina. Non scappa dalla sua amata terra ma si trasferisce a San Luca, centro della Locride e roccaforte della 'ndrangheta, dove inizia a lavorare aprendo prima una ludoteca, poi un laboratorio di ricamo e quindi una piccola fabbrica di saponi, attività nelle quali coinvolge solo donne del posto, molte delle quali disoccupate. Nel 2008 Rosy Canale fonda il Movimento Donne San Luca e della Locride: affermazione della cultura della legalità; lotta alle mafie; il decisivo ruolo delle donne nella quotidiana contrapposizione all’illegalità; le nuove idee per una positiva aggregazione dei giovani, mediante il lavoro e la formazione; la riabilitazione di una terra, la Calabria, troppo spesso demonizzata attraverso i soliti stereotipi, queste alcune prerogative ed obiettivi del movimento. Ad ottobre 2012 viene pubblicato, dalle Edizioni Paoline, il libro "La mia 'ndrangheta", scritto proprio da Rosy Canale con la giornalista Emanuela Zuccalà, nel quale si racconta non solo la storia personale di Rosy, la faida di San Luca o le dinamiche della criminalità organizzata calabrese, ma anche la voglia di riscatto di chi, come lei, ritiene che "se un seme riesce a germogliare nella roccia, allora può farlo ovunque".Della sua vicenda si sono occupate diverse e prestigiose testate internazionali, tra queste: Los Angeles Times, Seattle Post, Washington Post, Dagens Nyheter, The Guardian. Rosy Canale arriva da New York, dove oggi vive, a Frosinone, per raccontare la sua storia e la sua esperienza.